I grandi quadri iperrealisti di Marta Penter rappresentano le relazioni fra le persone e il rapporto fra spazio fisico e spazio interiore… con un intrigante tocco di blu!
Marta Penter, pittrice brasiliana classe 1957, è sempre stata appassionata d’arte. Ha frequentato diverse scuole e corsi per dedicarsi in particolare all’acquerello e alla pittura ad olio. Ma è anche fortemente interessata alla psicologia (materia che ha studiato prima di diventare un’artista) e questa sensibilità è sempre presente nel suo lavoro.
I quadri iperrealisti di Marta Penter sembrano quasi fotografie di reportage in bianco e nero, scattate in luoghi affollati per cogliere un attimo di vita e rappresentare lo scollamento delle persone fra lo spazio fisico (pubblico) e lo spazio mentale (privato).
Marta è molto attenta a cogliere l’essenza del reale e cerca di indagare l’inconscio collettivo attraverso l’esplorazione delle relazioni fra le persone: i suoi soggetti possono essere gruppi o individui solitari ma il focus è comunque sulle connessioni che intercorrono fra loro nel tempo e nello spazio.
Somos uma somos duas somos três Todas numa só, 120 x 180cm, 2008
Dalla fotografia all’iperrealismo pittorico
Combinando la pratica della fotografia con quella della pittura, Marta Penter rappresenta le sue figure come “ritagliate” sullo sfondo. Basandosi sulle sue foto preparatorie, è precisissima nel riprodurre le loro acconciature, l’abbigliamento, le pose e l’atteggiamento ma isola i suoi personaggi su uno sfondo neutro escludendo di fatto lo spazio che li contiene. Nasconde anche i volti per non distrarre l’osservatore con le espressioni facciali e concentrare l’attenzione sull’insieme.
Persone che possono trovarsi in una fila, in spiaggia, per strada e che, pur vivendo in uno spazio pubblico e affollato, in fondo sono perse dentro se stesse, nel loro spazio mentale intimo e privato.
I suoi soggetti sono colti in attimi casuali che comunicano un senso di intimità e confidenzialità sempre più rari in un mondo globalizzato che vive nella frenesia del costante movimento. Quadri che esplorano le connessioni umane attraverso storie e relazioni personali che trapelano dalle sottili espressioni del linguaggio del corpo.
Marta Penter ci dà così una vista panoramica della collettività, sottolineata dal grande formato delle sue tele in bianco e nero, che sembrano quasi inghiottire lo spettatore per renderlo partecipe di quel momento di intimità.
Bianco e nero… con un pizzico di blu
Nelle sue grandi tele l’effetto fotografico è sorprendente, anche grazie alla palette monocromatica e all’uso di luci ed ombre. L’iperrealismo di questi quadri è esaltato dal bianco e nero che evidenzia la realtà come in una foto di reportage ma a volte sprazzi di colore blu zaffiro, concentrano il focus su un elemento.
Questa idea è nata per caso durante un viaggio a New York nel 2009 mentre l’artista fotografava le persone nel parco. Riproducendo le sagome a matita sul suo blocco, ha iniziato a colorare alcune parti con una penna blu e questo le ha dato l’ispirazione per utilizzare dei tocchi di colore anche nei suoi quadri. Punti di blu che ravvivano e danno freschezza ai suoi dipinti e rendono ancora più vivaci le sue rappresentazioni.
“Otium”, i dipinti di Marta Penter che celebrano il dolce far niente
Una delle serie più riuscite dell’artista brasiliana è “Otium“.
Considerato quasi un antidoto a un mondo sempre più frenetico e inarrestabile, l’ozio è considerato qui nell’accezione latina, un momento di incontro con se stessi, di relax e appagamento del momento. Per gli antichi romani, come Plinio e Seneca, la ricerca dell’ozio era fondamentale, permettendo una reale contemplazione della bellezza, della natura, della letteratura e dell’arte e creando uno stato d’animo piacevole e calmo per espandere la propria conoscenza di sé.
Marta Penter ha scattato una serie di foto sull’affollata spiaggia di Santa Catarina in Brasile, individuando nel trambusto del lungomare alcune persone che riuscivano a isolarsi con se stesse, assorbite dal loro universo privato. Trasportando queste foto nelle sue tele, il mondo esterno scompare, rappresentato solo come un grande spazio neutro e rimane l’individuo, solo con se stesso, nel suo momento di ozio e di pace.
“Cosa fotografo? Il silenzio stesso! O in altre parole il silenzio che si trova in mezzo a tutto il trambusto. Questo è ciò che incontro, quello è quello che fotografo, quello è quello che dipingo. Perchè le persone possono essere lì, tutte insieme nello stesso posto, ma ognuno di loro è nel suo proprio universo privato e silenzioso.”
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Marta Penter – Absence, 120 x 180cm, 2011
Girl with Polka Dots Bag, 120 x 120 cm, 2016
Marta Penter – J.B.s Show in Brazil, 110 x 180cm, 2013